Chat GPT è un modello di linguaggio di intelligenza artificiale creata dalla società OpenAI statunitense. Si tratta di un software che si basa sull’intelligenza artificiale ed è in grado di simulare ed elaborare delle conversazioni umane: l’uso di tale software è quindi quello di creare artificialmente delle relazioni tra l’utente umano e l’intelligenza artificiale.
Secondo il Garante della Privacy, ChatGPT è il software più conosciuto di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane. Il suo utilizzo non si limita solo da parte di privati, ma si estende anche ai settori imprenditoriali, professionali, della pubblica amministrazione e dell’e-government.
Sul web si trovano informazioni sulle soluzioni studiate per integrare ChatGPT nei flussi produttivi, nella gestione amministrativa e nella corrispondenza con la clientela. Tuttavia, l’utilizzo di ChatGPT ha sollevato preoccupazioni riguardanti l’impatto dell’intelligenza artificiale sui profili lavorativi e professionali a rischio di estinzione.
L’intelligenza artificiale di OpenAI è stata recentemente oggetto di una sanzione da parte del GDPR in Italia, a seguito della violazione delle norme sulla privacy. La sanzione è stata comminata dopo che sono emersi diversi casi in cui i dati personali degli utenti sono stati raccolti e utilizzati senza il loro consenso esplicito.
Il GDPR è un regolamento dell’Unione Europea che tutela la privacy dei cittadini europei. Le norme del GDPR stabiliscono che i dati personali degli utenti devono essere raccolti e utilizzati solo con il loro consenso esplicito e che i dati devono essere protetti in modo adeguato per evitare la loro divulgazione non autorizzata.
In particolare, l’azienda americana è stata sanzionata per la violazione degli articoli 6 e 32 del GDPR, che riguardano rispettivamente il consenso dell’utente e la sicurezza dei dati personali.
L’articolo 6 del GDPR stabilisce che il trattamento dei dati personali è lecito solo se si basa sul consenso dell’interessato o su una delle altre basi giuridiche previste dal regolamento. Nel caso di ChatGPT, l’azienda aveva raccolto e trattato i dati degli utenti senza il loro consenso esplicito, violando quindi l’articolo 6.
L’articolo 32, invece, obbliga i titolari del trattamento a garantire la sicurezza dei dati personali, prevenendo la loro perdita, distruzione, alterazione o divulgazione non autorizzata. Secondo l’indagine condotta dal Garante, OpenAI non aveva adottato le misure di sicurezza adeguate per proteggere i dati degli utenti di ChatGPT, violando quindi anche l’articolo 32.
La sanzione è stata comminata dall’Autorità garante per la protezione dei dati personali (Garante Privacy) in Italia, che ha bloccato l’utilizzo di ChatGPT nel paese fino a quando OpenAI non avrebbe dimostrato di aver adottato misure adeguate per proteggere i dati degli utenti e di aver fornito tutte le informazioni richieste dalle autorità di regolamentazione.
Infine, il Garante, da un lato, ha ricordato al titolare del trattamento che nel caso in cui quest’ultimo avesse violato la prescrizione comminatagli dal Garante con il suddetto provvedimento cautelare, oltre alla sanzione amministrativa prevista dal GPDR, è possibile applicare anche la sanzione penale prevista dall’art. 170 del codice privacy, il quale stabilisce che “Chiunque, essendovi tenuto, non osserva il provvedimento adottato dal Garante ai sensi degli articoli 58, paragrafo 2, lettera f) del Regolamento, dell’articolo 2-septies, comma 1, nonché i provvedimenti generali di cui all’articolo 21, comma 1, del decreto legislativo di attuazione dell’articolo 13 della legge 25 ottobre 2017, n. 163 è punito con la reclusione da tre mesi a due anni.”.
OpenAI è infatti stata multata per un importo di 10 milioni di euro, multa che è stata comminata per la gravità della violazione e per il fatto che OpenAI non ha collaborato pienamente con le autorità di regolamentazione durante l’indagine sulla violazione della privacy.
All’esito del provvedimento del Garante, la società sviluppatrice del software ha subito comunicato la sospensione del servizio ChatGPT nel mercato italiano e, lo scorso 5 aprile, a seguito di un incontro tra i componenti del Garante e i vertici della società, quest’ultima si è impegnata a rafforzare la trasparenza nell’uso dei dati personali degli interessati, i meccanismi esistenti per l’esercizio dei diritti e le garanzie per i minori e ad inviare al Garante un documento che indichi le misure che rispondano alle richieste dell’Autorità. Nonostante la sanzione comminata dall’Autorità Garante, quest’ultimo ha confermato che non c’è alcuna intenzione di porre un freno allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dell’innovazione tecnologica, ma solo di garantire il rispetto delle norme poste a tutela dei dai personali dei cittadini italiani ed europei.
In conclusione, la sanzione contro ChatGPT e OpenAI sottolinea l’importanza del rispetto delle norme sulla privacy e della protezione dei dati personali degli utenti. Il GDPR rappresenta una protezione essenziale per i cittadini europei e le aziende che operano nell’UE devono rispettare le norme del regolamento per evitare sanzioni e proteggere i dati degli utenti.

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